Stivali nuovi 

Ma che belli gli stivali,

ci cammini quanto vuoi!

Alti, bassi o di ecopelle

con la Visa paghi poi.

Ce li ha avuti anche quel tale,

detto Marchese di Carabas:

(fosse un gatto che ci frega)

alzi la mano chi non ne ha!

Che delizia, che portento:

te li allacci 

e in un momento 

cavalcar le sette leghe

sarà un gioco da ragazze.

Noi ci andiamo tutte pazze 

non per altro, che ti credi …

far volare i nostri piedi

è la nostra priorità.

Meglio di una bicicletta,

meglio anche di un motore 

e vabbè, già che fa rima,

pure meglio di un amore.
                                      By Argen

L’edera solitaria 

Brindo alle foglie

color del vino

figlie d’autunno 

e di distacco.

Dalla tristezza

può salvarci Bacco,

dalla statistica 

nessuno.

Non sono che la

milionesima

che alza il calice

all’estate che se ne va.

Lo ha detto google.

La mia unicità 

davanti al rampicante 

cancellata in un istante.

E nonostante tutti 

sentirmi sola,

è qualcosa 

che non consola.

Anzi.

                         By Argen

Tu sai

Non sentirsi.

Perdersi.

Non vedersi.

Confondersi.

Paragonarsi.

Sminuirsi.

Camuffarsi.

Fare finta di,

fare finta per.

Ricercando

approvazione

privarsi di sé.

E finalmente

ritrovarsi 

e ricucirsi,

con dolore 

sollevarsi.

E intravedere  

tra i fili grigi

un po’ d’azzurro.

So che tu sai

di cosa 

sto parlando. 

                                          By Argen

Soffi

Cos’è un soffio se in un soffio 

è già volato via.

Il soffione boracifero

si studiava a scuola

e se perdevo tempo

a soffiare candeline

il nonno mi diceva:

non soffiare sul brodo!

E io piangevo

e mi soffiavo il naso

se soffiando sul fiore

restava il “non mi ama”.

Nasce così

il famoso soffio al cuore! 

Più di una volta

ci han soffiato occasioni,

fidanzati e fidanzate

o il posto di lavoro.

Una soffiata 

e ce ne saremmo accorti.

I gatti soffiano 

ancor prima di graffiare

noi soffiamo  

se ci viene a noia.

Al mare 

soffia un vento 

di maestrale 

gelido a volte 

come il soffio della morte,

quando in un soffio 

tutto è già finito.

                                          By Argen

L’estate sta finendo …

Oggi,

con questo tempo

a goccioloni 

che presagisce 

cadute in picchiata 

di foglie e desideri,

mi sembra ieri

che avevo fatto 

il cambio dell’armadio.

È che tutti ce l’avevamo

col caldo

e ora che comincia 

a rinfrescare 

dopo il primo

momento di stupore

già rimpiangiamo il mare.

Si stava meglio

quando si stava peggio,

saggezza popolare

coi piedi a mollo.

La lunga estate 

si scolora e si comincia 

ad assaporare 

la vera chicca dell’autunno:

la copertina.

By Argen

Senza rete 

Non può essere. Davvero te ne sei scordata? Devi rimediare. Subito. Non puoi affrontare la giornata senza. È molto peggio che restare senza caffè. O a digiuno che, come è risaputo, per un giorno fa anche bene. Ti farebbe sentire debole e svuotata ma felice, purificata. Ma non è questo il caso. La respirazione si fa affannosa e cominci a sudare. Roba da 118 o giù di lì. L’unica cosa da fare è correre al primo bancomat. Così in pigiama, chissene. Potrebbe sembrare una tuta, no?

Fuori servizio e qui non ce n’è un altro. Posto del cazzo (lo stesso che fino a ieri ti piaceva). Ma ieri avevi ancora i tuoi bei giga. Oggi sei isolata dal resto del mondo. Il tempo si è fermato assieme al tuo iPhone. E mentre gli altri posteranno, condivideranno,  si ameranno e insulteranno sul web, tu sarai sola, sdraiata sul bagnasciuga a sorseggiare mestamente un chinotto con la Marisa. Non le sembra vero che può finalmente raccontarti com’è andata con Riccardo, quello dei bagni Mirasole. Di solito sei troppo impegnata a chattare in rete per darle retta. Ora te lo trovi davanti in carne e ossa che ti tende la mano per  presentarsi. È venuto a prenderla.

“Se mi dicevi prima che c’era anche la tua amica, – le dice rivolgendosi a me – chiamavo pure l’Andrea e ci facevano un giro assieme . Sarà per la prossima volta”.

E no caro mio, non ci sarà una prossima volta. Errare è umano, ma perseverare è diabolico. Ti farai una ricarica da mille euro, piuttosto. Stay tuned.

Granturchese 

Ieri sera in tangenziale

(imprevedibile Milano)

alle venti e zero due,

meno male andavo piano.

M’ha investita

un cielo rosa

rosso azzurro

granturchese

poi di nuovo rosso e rosa

e ancora granturchese.

Avrei dato ogni cosa

per quel sole a tegamino,

perché lo vedessi tu.

Ti sentivo più vicino

alla mia perenne angoscia.

Nel frattempo vivo e imparo,

senza te mi arrangio e scrivo.

E su quella tangenziale

non ci sto poi così male

se talvolta mi succede

che il tramonto mi sorprenda

col suo cielo rosso e rosa

e poi azzurro zuccherino 

da biscotto granturchese

e viceversa.

 By Argen

 

 

Quelli che il calcio

I ragazzi 

guardano la partita

Italia – Spagna.

E le ragazze 

in sottoveste 

chiacchierano tra loro

sottovoce

di maschi che non guardano 

la tivù.

E la Spagna segna

e i maschi sbottano

e le ragazze comprano 

online eye-liner 

e biglietti per gli Afterhours.

Al concerto urleranno 

anche loro

voleranno fischi 

per fiaschi. 

Ma niente maschi,

please.

Lasciali davanti al calcio

in tivù

che da sole 

ci divertiamo di più

e domani a Treviso 

a noi basterà un sorriso

per andare in rete.

By Argen

La certezza dell’amore

Non vi invidio l’amore

in quanto tale,

io stessa

l’ho più volte assaporato.

Piccolo grande 

giovane o maturo 

il punto non è quale

sia il migliore,

sarebbe come questionare

se sia meglio la quinta 

o nona di Beethoven!

Ma la certezza dell’amore,

quella sì:

mi è del tutto sconosciuta.

Non è certo 

l’amore appena nato 

che ancora 

tutto deve dimostrare.

Né alla fine 

di una storia,

che come un rubinetto

comincia a gocciolare.

E nel mezzo vi è forse certezza?

In tal caso

cos’è il durante? Dov’è? 

E quand’è successo?

Ché quando ci stai in mezzo

non è mica troppo chiaro 

e invece di metterti al riparo 

spesso si fanno promesse a fondo perso.

Stavolta è diverso, stavolta è diverso. 

Che poi vi invidio la certezza dell’amore

e al tempo stesso la rifuggo come peste.

Più riposante e forse più onesto

cullarsi tra certezze e piagnistei,

ma io i miei

difetti li conosco bene.

Dicono che in amor vince chi fugge.

Io non lo so …

ma scappo scappo scappo

dalle catene

dell’acchiappo.